La “Festa della Lingua” di Sant’Antonio Storia e curiosità
Sarebbe avvenuta a Rimini. La città era sotto il dominio di gruppi di eretici
di Antonio Tarallo
E se nella vita di San Francesco è rimasta famosa predica agli uccelli, nella vita di Sant’Antonio di Padova (o di Lisbona, che dir si voglia) vi è la predica – assai fantasiosa e poetica – ai pesci. Sarebbe avvenuta a Rimini. La città era sotto il dominio di gruppi di eretici. All’arrivo del missionario francescano, i capi danno la parola d’ordine: che attorno a questo frate, ci sia un muro di silenzio. Nessuno lo ascolti, nessuno presti attenzione a lui. E così fu, questo la tradizione ci dice. Antonio non trova a chi rivolgere la parola. Le chiese sono vuote. Esce in piazza, ma anche lì nessuno mostra di accorgersi di lui. Il piano degli eretici sembra proprio dare frutto. Ma, a un certo punto, avviene qualcosa di straordinario, miracoloso. Arrivato al mare, il Santo vi si affaccia e comincia a chiamare il suo uditorio, un po’ particolare. "Dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità". E i pesci, eccoli affiorare a centinaia, a migliaia, ordinati e palpitanti, ad ascoltare la parola del santo francescano.
Episodio popolare per introdurre il tema della festa che oggi ricorre, nel calendario francescano: La “Traslazione delle reliquie del Santo”, nota come la “Festa della Lingua”.
Attorno “a lei” – “questa”, sembra quasi irrispettoso – la lingua, vi è un mistero che affascina da 750 anni il mondo cattolico e no. Ecco, i fatti. Otto aprile del 1263, San Bonaventura da Bagnoregio – allora Ministro Generale dell’Ordine francescano – apre la cassa contenente le spoglie di Sant’Antonio di Padova. Il Santo era morto 32 anni prima, acclamato santo ad un anno appena dalla morte. Bisogna spostare i resti sacri dalla chiesetta di Santa Maria Mater Domini, per poi poterli traslare nella maestosa Basilica, sorta in suo onore. Ecco la scena, sbalorditiva: il corpo del Santo, solamente un cumulo di cenere ed ossa, mentre la lingua invece – tra l’altro una delle prime parti del corpo a decomporsi – è rimasta intatta. “Rubiconda et pulchra”, vermiglia e bella, così la descrisse san Bonaventura.
La tradizione ci riporta le prime frasi di stupore di San Bonaventura: “O Lingua benedetta, che sempre hai lodato il Signore e lo hai fatto lodare dagli altri, ora appare manifesto a tutti quanti meriti hai acquistato presso Dio”. Da qui l’esigenza di forgiare preziosi reliquiari, che potessero contenere la reliquia ormai divenuta famosa. L’ultimo venne eseguito fra il 1434 e il 1436, opera pregevolissima in argento dorato, che ancora oggi è possibile ammirare presso la Cappella del Tesoro, nella Basilica del Santo a Padova.
Nel corso della seconda guerra mondiale – per timore dei bombardamenti – la lingua e il mento del santo, furono estratti dai reliquiari e nascosti in una cassa di ferro, per ben circa due anni. Fu dopo questo occultamento, secondo la testimonianza dei frati del tempo, che la lingua non si presentò più carnosa ed eretta come era prima, ma, nonostante questo, mai è diminuita la fervida devozione dei fedeli verso questa importante reliquia. Nel 1981, quando si effettuò dopo secoli, un’altra ricognizione delle sacre spoglie, gli scienziati individuarono, tra i resti mortali del santo, il suo apparato vocale pressoché intatto.
Curiosamente la ricorrenza della Traslazione delle reliquie del Santo, popolarmente nota come la “Festa della Lingua”, si celebra non l’8 aprile, ma il 15 febbraio. La data è legata ad un’altra ricognizione delle sacre spoglie. Era in occasione della visita del cardinale Guy de Boulogne, miracolato dal Santo, che – nel 1350 –donò alla Basilica di Padova, un preziosissimo reliquiario d’oro. Ancora in questo, è custodita la mandibola di Sant’Antonio. Questo reliquiario fu erroneamente trafugato il 10 ottobre 1991. Ma, dopo qualche mese, venne recuperato il tutto.
Grande devozione da parte dei fedeli – e per i turisti che visitano Padova, grande curiosità – attorno alla famigerata “Lingua del Santo”. Il nome è “sottinteso” a Padova. Un solo santo c’è, ed è Sant’Antonio.
Ecco la preghiera che si recita davanti le reliquie del santo.
Preghiera alla lingua di S. Antonio di Padova
O lingua gloriosa! O prodigiosa lingua! Il buon Dio ha voluto conservarvi miracolosamente intatta in premio dei vostri meriti su questa terra. Approfittate di questi meriti a mio vantaggio! Parlate, glorioso S. Antonio al Signore per me! Il buon Dio vi ha conservato la Lingua intatta perché parlaste una voce che eccitasse in me fiducia verso di Voi. Ed io ne ho tanta!
Tutto da Voi mi aspetto. Perciò io mi rivolgo a Voi, perché mi otteniate questa grazia. Parlate a Dio per me; se questa grazia è per il bene dell’anima mia, il buon Dio non ve la negherà di certo e io loderò il vostro nome soccorrendo i vostri orfanelli. Io vi ringrazierò specialmente facendo di tutto per venire in Cielo a cantare unito alla vostra Lingua eterne lodi al nostro buon Dio. Così sia.
O lingua benedetta che hai tanto benedetto il Signore e l’hai fatto benedire da molti ora si vede chiaramente quanta grazia hai trovato presso Dio.
Prega per noi glorioso Sant’Antonio perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
O Dio onnipotente, Tu solo compi prodigi e miracoli; fa ti preghiamo, che come hai conservata incorrotta dopo la sua morte la lingua di S. Antonio, tuo confessore, così noi per i suoi meriti ed il suo esempio possiamo sempre benedirti e lodarti.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Antonio Tarallo
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